Counseling: cos’è e perché è utile?

10/12/2021
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Sempre più diffuso, anche in Italia, è il counseling, ovverosia un nuovo servizio dedicato alla persona, che si affianca a quelli più tradizionali.

Il counseling può essere definito come un’efficace relazione d’aiuto che mira alla promozione del benessere della persona, valorizzando le capacità individuali e indirizzando le energie e le motivazioni dei singoli. Tale processo permette di sviluppare consapevolezza, opzioni e capacità di gestione dei problemi e dello sviluppo personale nella vita quotidiana.

La professione del counsuelor, dopo una prima espansione negli Stati Uniti, giunge in Europa alla fine degli anni ‘50 portando alla formazione delle prime associazioni professionali, nonché alla nascita dell’European Association for Counselling con il dichiarato obiettivo di promuoverne la diffusione nel territorio europeo.

I suoi ambiti di intervento si distinguono prevalentemente in due macro aree: una dedicata alla persona e l’altra all’azienda.

La prima è, a sua volta, suddivisibile in una pluralità di settori che coinvolgono l’individualità (situazioni di difficoltà, malattie, pensione e qualsiasi tipo di perdita significativa), le relazioni interpersonali interne alla famiglia e alla coppia (separazioni, divorzi, affidamenti, adolescenza, nascita del primo figlio) e ancora, più di recente, il sostegno che per alcuni soggetti si è reso necessario in virtù della pandemia da COVID-19.

Il secondo aspetto, invece, è riferibile al mondo del lavoro che, negli ultimi anni, ha visto un rapido aumento di complessità dovute ad avanzamenti tecnologici, riorganizzazioni aziendali e dei carichi di lavoro, favorendo un clima di sfiducia che genera scarsa comunicazione, calo di impegno e motivazione, senso di frustrazione e impotenza nei lavoratori. Tali condizioni, a lungo termine, possono sfociare in ansia, stress, burnout, mobbing, incidenti, infortuni e conflitti interpersonali che vengono, più generalmente, definiti come “disagio lavorativo”. Gli interventi volti a evitare queste situazioni rientrano nella nozione di welfare aziendale, poiché il benessere dei lavoratori e la produttività dell’azienda sono legati da una diretta proporzionalità, con la conseguenza che, per ottenere una crescita organizzativa, occorre prestare attenzione a soddisfazione e motivazione del personale che usualmente conducono a migliori livelli di benessere, performance ed efficacia lavorativa.

Proprio per tali motivi, gli obiettivi del counseling sono volti a valorizzare i lavoratori, oltre che a prevenire l’insorgenza di un eventuale disagio lavorativo, aumentare il benessere e la motivazione nei contesti lavorativi, agevolare la comunicazione e i rapporti interpersonali, migliorare la qualità del lavoro in termini di efficacia e di efficienza, perfezionare l’analisi delle criticità del gruppo e offrire un supporto cambiamenti organizzativi.

Uno sguardo alla situazione e alla normativa nazionale mostra una mancata regolamentazione, anche dal punto di vista del percorso formativo necessario, della figura professionale del counsuelor. Invero, inizialmente, si riteneva che la sua attività fosse potenzialmente sovrapponibile alla già regolamentata professione di psicologo. Solamente nel 2013 si è giunti alla previsione di un riferimento normativo, contenuto nella Legge 14 gennaio 2013, n. 4 recante “Disposizioni in materia di professioni non organizzate”, che ha permesso a coloro che svolgono tale attività di costituire associazioni a carattere professionale di natura privatistica, nonché di collaborare all’elaborazione della normativa tecnica UNI relativa alle singole attività professionali.

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