Inquadramento giuridico di un influencer che promuove stabilmente i prodotti di un’azienda
Nel panorama giuridico attuale, emergono continuamente nuove sfide connesse all’evoluzione delle modalità di lavoro e di promozione commerciale. Una di queste riguarda l’inquadramento degli influencer, figure professionali di recente concezione e di crescente importanza nel mercato digitale. La sentenza n. 2615 del 4 marzo 2024 del Tribunale di Roma segna un punto di svolta significativo in questo ambito, fornendo importanti chiarimenti su come tali figure debbano essere inquadrate nel panorama giuridico, equiparandole per alcuni profili agli agenti di commercio.
Gli influencer, in grado di influenzare le decisioni d’acquisto di un vasto pubblico tramite i social media, non sono più considerati semplici promoter occasionali, ma veri e propri collaboratori delle aziende per le quali lavorano, ragion per cui si trovano spesso al centro di questioni legali relative alla natura dei loro contratti.
Il caso preso in esame dal Tribunale di Roma riguarda una società attiva nel settore degli integratori alimentari, la quale si è avvalsa di influencer per pubblicizzare e commercializzare i suoi prodotti.
Secondo il giudice di prime cure, un influencer che promuove in modo stabile e continuativo i prodotti di un’azienda può essere assimilato a un agente di commercio con conseguente riconoscimento allo stesso di tutte le responsabilità e degli obblighi di contribuzione previdenziale. La sentenza stabilisce, inoltre, che la natura del contratto non dipende dalla modalità di interazione con il cliente (diretta o indiretta), né dalla presenza di una zona geografica specifica di operatività, ma piuttosto dall’intenzione di promuovere gli affari dell’azienda in modo continuativo e retribuito.
Questa decisione implica che le aziende che si avvalgono di influencer dovranno riconsiderare i termini dei contratti stipulati; non basta più, invero, un semplice accordo informale per la promozione sporadica di prodotti poiché, se l’attività di un influencer è continua e si inserisce stabilmente nella strategia di marketing di un’azienda, è necessario formalizzare un contratto di agenzia che implica una serie di obblighi e di incombenti che l’azienda è tenuta a evadere, inclusa la registrazione del contratto e il rispetto delle norme previdenziali.
Il primo passo per ogni azienda è, quindi, redigere un contratto chiaro e dettagliato che definisca la natura della relazione e gli accordi dovrebbero includere, oltre al riferimento alla durata della collaborazione, la descrizione dettagliata delle attività promozionali richieste, i termini di pagamento e gli eventuali bonus basati sulle performance, oltre alle clausole sulla proprietà intellettuale, sui diritti d’uso del contenuto generato ed ai termini per la risoluzione del contratto.
A ciò si aggiunga che, nell’ottica di tutela del consumatore, le aziende dovrebbero assicurarsi che gli influencer siano trasparenti riguardo alla loro relazione commerciale nei confronti del pubblico e ciò significa mettere in evidenza quando i post sono sponsorizzati, oltre che rispettare le linee guida imposte dalle piattaforme social e la normativa vigente in materia di tutela della concorrenza e del mercato.
Le attività promozionali degli influencer dovrebbero conformarsi ai valori e all’immagine dell’azienda, oltre a garantire sempre la diffusione di contenuti appropriati nel rispetto del buon costume, oltre che della reputazione aziendale.
La sentenza in commento, collocandosi tra le prime pronunce sul tema, segna dunque un grande passo in avanti verso la regolamentazione di forme lavorative emergenti, rivelando come il diritto si stia adattando alle nuove realtà del mercato.